CASTROCARO – (e.a.) S’è ritrovata tanta gente, sabato scorso, nella hall del “Grand Hotel delle Terme”, per festeggiare l’inaugurazione di “Spazia”, una nuova mostra di Giuseppe Bertolino, pittore originario di Castelvetrano-Salinunte, da anni residente ed operante a Forlì. Con il sottofondo di musiche per pianoforte, amici ed estimatori dell’artista, tra i quali spiccavano le numerose volontarie della Sezione Femminile della locale rappresentanza della Croce Rossa Italiana (cui è stato fatto dono di un’opera), hanno potuto apprezzare un evento di particolare suggestione. Promossa dalla direzione dell’albergo, che ne ha favorito l’allestimento grazie anche al patrocinio del Rotary Club “Forlì Tre Valli”, della Provincia di Forlì-Cesena e del Comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, l’iniziativa d’arte trova proprio nell’allestimento un formidabile punto di forza, tanto in sintonia risultano gli ambienti “art decò” e il gruppo di dipinti per l’occasione prescelti dall’artista (e dal critico Francesco Gallo, curatore dell’evento). Se infatti le tele di Bertolino sono in massima parte riconducibili alla sua già nota produzione degli ultimi anni, inedite risultano alcune composizioni di grande dimensione, pensate appositamente per gli spazi dilatati delle due hall d’accesso. Così come nuovi sono i tanti “Totem” disposti a punteggiare, in un gioco di rimandi formali e sintattici, il corridoio d’accesso al bar e il colonnato della veranda adiacente. Ne risulta una sinfonia cromatica, nella quale gli accostamenti ora armonici ora dissonanti dei polittici e dei trittici (non a caso intitolati gli uni “Rapsodie”, gli altri “Armonie”) risaltano in tutta la loro forza. Che deriva loro anche dalla materia pittorica, stesa con la precisione di un teorema geometrico, tersissima fino all’iridescenza. Ma è il colore a predominare: come numerosissimi coloristi prima di lui, Bertolino usa il dato cromatico per evidenziare le passioni umane, affascinando lo spettatore con un’infinita serie di sue variazioni in rapporto alla luce.
“La Voce di Romagna” del 22 giugno 2006, p. 32